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30/04/11

William e Kate: il matrimonio reale o la fiera delle vanità.


Non mi piace perdere tempo con notizie così ridicole come un matrimonio reale, ma stamattina mentre davo un’occhiata ai quotidiani mi sono imbattuto nella prima pagina de La Vanguardia, che propio mi ha colpito.
Per una volta devo fare i complimenti al direttore di questo giornale che elegantemente ci presenta una critica feroce, mordace ed assai dura accostando solamente la foto del matrimonio del príncipe William al titolo di una noticia locale molto cruda.
Da un lato si vede il bacio reale e dall’altro i dati atroci della disoccupazione in Spagna: 2370 disoccupati in più al giorno!
Da un lato vediamo la fiera delle vanità, re e principi, un anacronismo assurdo che oltretutto finanziano tutti i contribuenti, e dall’altro la cruda realtà della maggior parte della gente, contribuenti oltretutto, che perde il lavoro con le conseguenze che questo provoca.
Certamente fa riflettere e chiedersi in che mondo viviamo.






20/04/11

I farmaci per la osteoporosi aumentano il rischio di frattura ossea.


Oggi voglio lodare ancora una volta le meraviglie della medicina ufficiale, la religione medica come la definisco.
L’osteoporosi è una malattia che provoca la decalcificazione delle ossa e che ovviamente possiede il suo corrispondente trattamento famacologico. La chimica, amica dell’ammalato, in questo caso lo soccorre con i bifosfonati, uno dei tanti composti di sintesi artificiale che rendono amena la nostra vita.
Da tempo l’assunzione di questi farmaci si mette in relazione con lesioni alle ossa in casi di trattamenti odontologici, un problema che viene definito osteonecrosi della mandibola (foto2). Le medicine che servono per curare la osteoporosi, una patologia ossea, causano problemi ossei alla mandibola. Impressionante!

Come se non bastasse per mettere in evidenza le tremende contraddizioni dei farmaci allopatici i cui benefici vengono costantemente offuscati dagli effetti secondari, ora risulta che i bifosfonati aumentano considerevolmente il rischio di frattura del femore.
I farmaci che pretendono di curare problemi di decalcificazione e quindi di rottura delle ossa aumentano il rischio di frattura, ossia di rottura, del femore.
È come se un antipiretico provocasse un aumento della febbre o un analgesico un aumento del dolore.

L’Agenzia Europea per i Medicinali, dietro la quale si celano i laboratori che fabbricano questi miracoli chimici, ha confermato la relazione diretta tra i farmaci per l’osteoporosi e la frattura del femore. L’agenzia indica che tutti i medicinali che contengono bifosfonati dovranno includere nel bugiardino un avvertimento sul rischio di frattura.
Immagino che questo portento della medicina ufficiale ha distrutto il femore ad un numero di pazienti sufficiente per stilare una statistica. Immagino anche che i laboratori vogliano mettere le mani avanti in caso di una class action che chieda loro responsabilità. Per questo interviene l’agenzia, altrimenti non ho il minimo dubbio che avrebbero taciuto ancora.
La stessa agenzia ha puntualizzato in un comunicato stampa che i vantaggi di questi farmaci per il trattamento e la prevenzione dei disturbi ossei superano comunque i rischi.
Questo equivale a dire che se qualcuno si rompe le ossa a causa di un trattamento che previene la decalcificazione e quindi la rottura delle ossa, ecco non fa niente! Ma del resto cosa sono un po’ di femori o anche rotti? Non succede nulla se un bel po’ di anziani per questo perdono la mobilità. In fin dei conti se muoiono mille persone, ma se ne salvano mille più una il farmaco è utile.

Mi chiedo che menti contorte e quali svergognati sono capaci di dire certe cose e poi dormire tranquilli di notte. Mi chiedo anche come sia possibile che un vasto pubblico appoggi la medicina chimica quando è ormai ovvio che danneggia più di quanto pretenda di curare. Per capirlo basta leggere gli effetti secondari di qualsiasi medicina allopatica. Mi chiedo perché non si promuovono le medicine tradizionali, naturali, ancestrali che per millenni hanno curato l’essere umano. Mi chiedo pure perché nessuno brucia in piazza questa gentaglia.
Mi chiedo tutto questo, ma oggi non mi amareggerò il giorno con faccende di cui conosco già la risposta.
Oggi voglio solo applaudire ancora una volta i miracoli della medicina ufficiale.

15/04/11

Le lavanoci, un'alternativa naturale ai detersivi inquinanti.

La maggior parte dei detersivi in ​​polvere contengono fosfati per evitare che le particelle di sporcizia ritornino ai vestiti, ma dobbiamo sapere che i fosfati sono assai dannosi per l’ecosistema.
La loro presenza nelle acque favorisce la crescita e la riproduzione incontrollata di alghe. Quando le alghe muoiono, i batteri le decompongono attraverso un processo che consuma grandi quantità di ossigeno presenti nell’acqua. Quando l'ossigeno diminuisce, le varie forme di vita che da esso dipendono muoiono con la conseguente morte di fiumi e laghi.
Oggigiorno esistono detersivi privi di fosfati e la maggior parte dei saponi liquidi per lavatrice non li contengono; se vogliamo proteggere le acque la scelta è quindi ovvia.
Tuttavia, nonostante dal 1 gennaio 2013 l'UE limiti allo 0,5% la presenza di fosfati in tutti i detersivi in polvere venduti sul suo territorio, esistono già soluzioni alternative che non inquinano le acque. Ci sono detersivi privi di fosfati e detersivi bio, che vengono venduti di solito in negozi specializzati. Bisogna invece stare attenti con i detersivi che si trovano nei supermercati e si proclamano ecologici perché la maggior parte non lo sono. Quando si parla di detersivi ecologici, non significa che siano completamente innocui per l'ambiente, ma piuttosto che hanno un’elevata e veloce biodegradabilità.
 
Qualche mese fa ho scoperto un prodotto completamente inoffensivo e naturale per fare il bucato: le lavanoci. Le lavanoci sono utilizzate da secoli come detersivo; sono i frutti di un albero che cresce in India e in Nepal, il Sapindus Mukorossi, detto anche albero del sapone.  L'albero del sapone può crescere fino a 15 m di alteza, si ricopre di fiori bianchi in marzo/aprile e le noci sono raccolte in settembre/ottobre. Le noci mature sono di colore dorato, dopo la raccolta vengono seccate e sbucciate. I gusci vengono separati e confezionati in sacchetti di tela; contengono saponina, una sostanza che possiede notevoli proprietà detergenti. La saponina si scioglie a contatto con l'acqua e funziona come un sapone completamente naturale.

Le lavanoci sono molto semplici da usare, si mettono 3-4 noci divise a metà in un sacchetto di cotone e si introducono in lavatrice insieme ai vestiti. Le noci si usano più di una volta: da 2 a 3 volte per il lavaggio a 30-40°; massimo 2 volte per il lavaggio a 60-90°.
Dopo qualche lavatrice sul bucato bianco può apparire un leggero velo grigio; per questo è utile aggiungere fin dal primo lavaggio un agente biologico sbiancante come il percarbonato. Il percarbonato è un sale innocuo che non rovina i vestiti e non inquina l'ambiente; contiene ossigeno attivo e quindi può essere usato anche per eliminare le macchie più resistenti
Le macchie che non vengono eliminate con un detersivo normale, non spariscono neanche con le noci.

Con le lavanoci non è necessario aggiungere ammorbidente, perché i vestiti escono già morbidi dalla lavatrice.
Le lavanoci non profumano la biancheria; se si vogliono profumare i vestiti sarà sufficiente mettere qualche goccia del nostro olio essenziale preferito sul sacchetto di cotone che contiene le noci.
L'utilizzo delle lavanoci è particolarmente indicato per i bambini, per le persone che soffrono di allergie o di malattie della pelle, perché sono totalmente naturali.
 

Uso delle noci in acqua fredda.

Per utilizzare le noci in acqua fredda, si deve fare un decotto. Si ottiene così un sapone liquido delicato e concentrato. Mettiamo 10-15 noci divise a metà in 1L di acqua bollente; abbassiamo la fiamma e lasciamo cuocere per 5 minuti e poi lasciamo raffreddare. Useremo quindi questo sapone concentrato come un normale detersivo mettendolo direttamente nella vaschetta della lavatrice. Anche se si usa principalmete per lavare in acqua fredda, si può usare pure per il bucato con acqua calda.
 
Uso delle noci consumate dopo il bucato.
 
È possibile utilizzare le noci consumate in lavatrice per altre applicazioni, facendo un decotto. Il procedimento è lo stesso di quello per la preparazione del sapone, ma useremo solamente mezzo litro di acqua. Si mettono i resti di 20-30 metà delle noci in 500 ml di acqua. Otteniamo cosí un sapone delicato, utile come shampoo per gli animali o come prodotto saponoso per la pulizia della casa da diluire secondo l’uso che se ne faccia. Sostituisce anche il detersivo per piatti.
 

Vantaggi delle lavanoci

Si tratta di un prodotto vegetale, naturale al 100% che lava il bucato in profondità.
Non sono aggressive per il bucato in genere, ma neanche per la seta, la lana ed i capi delicati; i tessuti colorati mantengono più vivi i loro colori.
Non necessitano l’aggiunta di ammorbidenti, con il conseguente beneficio per l’ambiente da una parte –gli ammorbidenti sono altamente inquinanti- e per le nostre tasche dall’altra.
Sono perfette in caso di allergie o problemi di pelle e per il lavaggio dei capi dei bambini.
Ci fanno risparmiare poiché un sacchetto di noci da 1 kg è sufficiente per 2 o 3 lavaggi a settimana durante un anno intero.
Rispettano l'ecosistema, perché non inquinano come i detersivi con sostanze chimiche.
Sono biodegradabili al 100%.

10/04/11

La battaglia di Chernobyl, per non dimenticare.

Sono trascorsi 25 anni dal tremendo incidente nella centrale nucleare di Chernobyl ed ora più che mai la nucleocrazia vuole convincerci che le centrali nucleari sono sicure e rappresentano un'alternativa economica al petrolio.
Per non dimenticare ciò che successe la notte del 25 al 26 di aprile del 1986, per non dimenticare il disastro e le tremende conseguenze dell'incidente nucleare, ecco il documentario intitolato La battaglia di Chernobyl. Il documentario è in inglese in versione integra e si trova invece su you tube suddiviso in sette parti .

È un documentario che ci deve far riflettere, soprattutto ora che in Italia qualche insensato vuole farci credere che l'energia nucleare è la soluzione ai problemi energetici del futuro immediato...

Una della frasi che chiudono il documentario fa accapponare la pella: non ci sarà mai più vita nei territori di Chernobyl...


PARTE 1 DI 7



Per vedere le altre parti del documentario, questo è il link su youtube:




Versione in inglese


07/04/11

Cose da sapere sul nucleare.

Mi faccio eco di una campagna pubblicitaria lanciata da un sito web tedesco e che si chiama Fatti riguardo l'energia nucleare che mi ha segnalato un fedele lettrice del blog, oltre che cara amica.

L'Italia è ancora in tempo per fermare questo attentato della nucleocrazia alla salute del pianeta e delle persone. Di NO al nucleare!

Grazie Sandra per l'utile segnalazione...

Campagna pubblicitaria internazionale "Fatti riguardo l’energia nucleare"
Energia nucleare? Un vicolo cieco
L’uranio basta ancora soltanto per pochi decenni – e dopo?
Come la combustione dei carburanti fossili, la cui disponibilità è limitata, così anche l’energia nucleare conduce ad un vicolo cieco. Perché l’uranio necessario al funzionamento delle centrali nucleari è una materia prima esauribile. Il progetto dei "reattori veloci", con i quali si sperava di far durare nel tempo le riserve, si è rivelato un fallimento per motivi tecnici e economici. Tra pochi decenni l’industria nucleare non avrà più combustibile. Dato che oltre a quelle di uranio, anche le riserve di petrolio e metano fra non molto tempo si saranno esaurite, a lungo andare l’umanità potrà coprire il proprio fabbisogno d’energia solamente per mezzo di fonti rinnovabili e di un uso più efficiente dell’energia.
La presunzione dell’energia nucleare
Rinunciare all’elettricità nucleare per l’approvvigionamento d’energia è possibile
Per vantare l’importanza del nucleare, l’industria nucleare fa costante riferimento al suo contributo alla produzione di elettricità. Se si va a vedere, però, quale sia realmente l’apporto dell’energia nucleare al consumo energetico mondiale, risulta evidente che l’energia nucleare non riveste pressoché alcuna importanza per il fabbisogno energetico dell’umanità. L’elettricità nucleare ha coperto nel 2001 soltanto il 2,3 per cento del consumo mondiale d’energia. Oggi il contributo dell’energia rinnovabile all’approvvigionamento energetico mondiale è già nettamente superiore. L’umanità può rinunciare completamente allo scarso contributo dell’energia nucleare. Il rischio di incidenti nucleari, la produzione di scorie ad alta radioattività e i costi relativi al loro smaltimento sono del tutto sproporzionati rispetto alla marginale quantità di energia che il nucleare – ormai solo per poco tempo ancora – può fornire.
Il nucleare, gioco d’azzardo con le nostre vite
Rischio di Massimo-Incidente-Ipotizzabile in Europa: 16 per cento
In ogni centrale nucleare, in seguito ad errori tecnici o umani, possono verificarsi gravi incidenti, con conseguente sprigionamento d’ingenti quantitativi di radioattività. Secondo i dati ufficiali dell’Indagine tedesca sul rischio nelle centrali nucleari – Fase B, in ogni centrale nucleare tedesca, la percentuale di probabilità che nell’arco di quarant’anni di funzionamento avvenga il Massimo-Incidente-Ipotizzabile è pari allo 0,1 per cento. Più di 150 sono le centrali nucleari in funzione in Europa. Le probabilità, dunque, che un Massimo-Incidente-Ipotizzabile abbia luogo in Europa, si aggirano intorno al 16 per cento. Le stesse, in pratica, che si hanno con un dado di fare sei al primo lancio. In tutto il mondo sono attive circa 440 centrali nucleari: le probabilità che sulla Terra in quarant’anni si verifichi un Massimo-Incidente-Ipotizzabile raggiungono il 40 per cento. Come la catastrofe nucleare di Cernobyl ha dimostrato, il numero dei morti nel caso di un Massimo-Incidente-Ipotizzabile è di diverse decine di migliaia.
Energia nucleare = rifiuto
Nessuno vuole un’eredità del genere
Attraverso la fissione nucleare una centrale nucleare trasforma barre di uranio in scorie altamente radioattive. Le scorie rappresentano un pericolo mortale per l’uomo a causa delle loro radiazioni radioattive. Per questo uomini, animali e piante devono essere tenuti al riparo da queste per centinaia di migliaia di anni. Le centrali nucleari sono in funzione già da 50 anni, ma nessuno ancora sa come si possa provvedere ad un deposito sicuro per le scorie altamente radioattive prodotte. Per queste non esiste al mondo nessuna possibilità di smaltimento senza rischi. Il breve episodio dell’uso di energia nucleare lascerà dietro di sé con le scorie il peso di un’eredità di dimensioni planetarie. Se l’uomo primitivo avesse avuto centrali nucleari, ancora oggi dovremmo custodirne noi le scorie.
Energia nucleare: un alibi a prova di bomba
L’energia nucleare favorisce la proliferazione delle armi nucleari
Gli stati che nei decenni passati hanno progettato e costruito bombe atomiche iniziarono per prima cosa con l’uso civile del nucleare. Il programma civile però spesso non era che una copertura per i loro veri interessi militaristici, fornendo loro le tecnologie e le conoscenze necessarie alla costruzione di bombe atomiche. Questo dimostra che con l’esportazione e l’ulteriore diffusione di tecnologie nucleari aumenta il rischio di proliferazione di bombe atomiche.
L’energia nucleare e il disastro climatico
L’energia nucleare non può salvaguardare il clima
L’industria nucleare riconosce l’impossibilità di sostituire carbone, petrolio e metano per mezzo di centrali nucleari. Per poter giungere nel 2050 alla sostituzione del 10 per cento dell’energia fossile si dovrebbero costruire nientemeno che 1000 nuove centrali nucleari (attualmente le centrali in tutto il mondo sono circa 440). La costruzione di questi impianti – ammesso che ciò fosse realizzabile - durerebbe diversi decenni. Le riserve di uranio, invece, si esaurirebbero in breve tempo. Lo stesso IAEA, Ente Internazionale per l’Energia Atomica, riconosce che il settore nucleare non potrebbe venir potenziato così in fretta da poter essere in grado di rallentare il mutamento climatico. La soluzione è un’altra: diversi scenari energetici mondiali possibili dimostrano che il problema del clima potrà essere risolto soltanto per mezzo di energie rinnovabili e tecnologie energetiche efficienti ed economiche.
L’energia nucleare e la disoccupazione
Posti di lavoro? Il settore eolico batte l’industria nucleare
L’energia nucleare è ad alta intensità di capitale; le energie rinnovabili sono ad alta intensità di (posti di) lavoro. Il caso della Germania lo dimostra: nel 2002 le persone a cui l’industria nucleare dava lavoro erano 30 000. Nel solo settore tedesco dell’energia eolica lavoravano invece già più di 53 000 persone. 120 000 erano già i posti di lavoro offerti dall’intero settore delle energie rinnovabili, nonostante il suo esiguo contributo all’approvvigionamento energetico. Con un ulteriore potenziamento di questo settore si aggiungono ogni giorno nuovi posti di lavoro. Il potenziamento di questo settore in tutto il mondo porterebbe in pochi anni alla creazione di molti milioni di posti di lavoro.
Alternative all’energia nucleare
100% di energia da sole, vento, acqua e biomassa
Nel 2002 il Parlamento tedesco ha presentato un programma energetico, secondo il quale l’intero approvvigionamento d’energia tedesco è realizzabile con sole energie rinnovabili entro il 2050. Quel che è possibile in Germania – un paese con una piccola superficie, un’alta densità di popolazione e consumo energetico, e con un alto standard di vita – è possibile ovunque. L’industria energetica stessa riconosce, frattanto, che entro il 2050 a livello mondiale si possa produrre da fonti rinnovabili più energia di quanta l’umanità non ne consumi oggi. Il fabbisogno d’energia del nostro pianeta può esser coperto da una combinazione di impianti solari termici e elioelettrici, impianti aeroelettrici, centrali idroelettriche e dalle diverse forme di impiego di biomassa. Per frenare la crescita del fabbisogno mondiale di energia inoltre si deve ricorrere a tecnologie impostate sul risparmio energetico. La rapida costituzione di un’economia mondiale solare rappresenta un passo decisivo, per evitare guerre fatte per materie prime che scarseggiano, come il petrolio, il metano e l’uranio.
Spegniamo le centrali nucleari. 
 

01/04/11

Il cellulare altera l'attività del cervello


Da tempo ormai il buon senso ce lo diceva, ma ora è ufficiale per la seconda volta, visto che una non bastava: i cellulari alterano l’attività cerebrale.

Molte persone quando usano il cellulare soffrono lievi o forti mal di testa e questa evidenza doveva già di per sè allertarci della loro pericolosità. Tuttavia nelle nostre società se non esiste uno studio ufficiale che conferma quello che già spiega una semplice osservazione, nessuno si prende le cose sul serio. Coloro che da anni avvisano del pericolo che implica l’uso dei telefonini vengono chiamati allarmisti o trogloditi, ma sono contento di essere un troglodita, poiché l’osservazione ci ha dato ancora una volta la ragione.

Questi apparecchi sono diventati indispensabili, addirittura sono uno status symbol grazie a campagne di marketing perfettamente orchestrate. L’industria della telefonia continua a fare soldi a palate inondando il mercato di telefoni sempre più sofisticati quanto inutili. Ora si vuole addirittura promuovere l’uso dei telefonini tra i bambini più piccoli, anche se si sa che i bambini insieme agli anziani sono il gruppo maggiormente a rischio dal momento che assorbono più radiazioni; i bambini ne assorbono quasi il doppio come si vede nella foto.

Quello che finora era abominevole  perché rappresentava un ulteriore esempio del consumismo globalizzato, ora lo è ancora di più perché si trasforma ufficialmente in un altro attacco alla salute umana in nome del beneficio economico.
Chi ama l’evidenza scientifica aveva già lo studio corrispondente che dimostrava che quando usiamo il cellulare la regione del cervello che si trova più vicina alle orecchie viene colpita. Visto che un solo studio a quanto pare non è sufficiente e che senza questi studi molti esperti rimarrebbero senza lavoro, ne è stato fatto un altro per verificare che il primo non fosse un bluff. Il risultato ancora una volta parla chiaro. Concretamente è stato dimostrato di nuovo che le zone che si trovano più vicine all’antenna del telefonino, ossia la corteccia bifrontale ed il lobo temporale, aumentano in maniera anómala la propria attività. Questo aumento oltretutto è proporzionale alla quantità di radiazione emessa.

La conclusione alla quale arrivano un’altra volta i ricercatori è chiara: le radiofrequeze dei cellulari alterano il cervello umano, cosa che certamente non è salutare.
Tutto ciò che altera il funzionamento del nostro sistema psicofísico non è salutare.

Fonte: rivista D-Salud nº137